30 maggio 2013

Unification




Il letto era troppo duro stanotte.
Mi son girato e rigirato ma non son riuscito a trovar la posizione adatta.
Sembrava quasi di aver sotto al materasso un chilo di sassi, tanto mi sentivo punzecchiare la schiena.
Ma non c’era nulla, era solo l’immaginazione fuorviata da mille pensieri.

Come una briciola di pane gettata nel fiume viene subito assalita da una moltitudine di pesci, così sono io in questo momento. Colpito da stress e pensieri vari.
Una notte insonne, dopo una giornata di merda, per buona parte passata seduto ad una sedia a guardar fuori dalla finestra il cielo libero da nubi.

Si festeggiava, o si sarebbe dovuto festeggiare, il giorno dell’Unificazione.
Ma di quelli che ho visto io, pochi avevano voglia di gioire.
Era una giornata da passar nel letto. A dormire. Non di certo da passare ad Hall Point per ripristinare la mia scorta di analgesici personali.
Ma è lì che l’ho passata. Prima al bazaar per incontrare il mio rivenditore, poi alla Roadhouse per attendere sorseggiando un bicchiere di scotch che si facesse l’ora del mio trasporto di ritorno.
E come in ogni luogo affollato che si rispetti, caotico e chiassoso, è facile veder sorgere delle discussioni. Non ci si doveva quindi stupire di questo. Come non ci si doveva stupire dell’argomento su cui la discussione verteva, visto il giorno “particolare” in cui ci si trovava.
Non ero dell’umore adatto per partecipare. E non lo erano neppure Beth e Philip, che ho trovato intenti a lavorare (almeno sembrano essersi ambientati bene).


I am a good old rebel
Now that's just what I am
And for this United Nation,
I do not give a damn
I'm glad I fought against them
I only wish we won
I ain't asked any pardon for anything I've done

I hate the Allies' nation and everything they do
I hate the declaration of surrender too
I hate the glorious Union, just dripping with our blood
I hate the red and blue flag, and fitted all I could

I road with John Roscoe,
for three years, thereabout
Got wounded in four places,
and I starved at point lookout
I caught the romatism,
Campin' in the snow
But I killed a chance of Bluejacks
and I'd like to kill some more

Three hundred thousand Bluejacks
is stiff in outer dust
we got three hundred thousand
before they conquered us
they died of outer fever
and outer steel and shot
I wish there were three million
instead of what we got

I can't pick up my rifle
and fight 'em down no more
but I ain't gonna love them
now that is certain sure
and I don't want no pardon
for what I was and am
I won't be reconstructed
and I do not give a damn

Oh, I am a good old rebel,
now that's just what I am,
and for this United Nation
I do not give a damn
I'm glad I fought against them,
I only wish we won
I ain't asked any pardon for anything I've done

Philip ha iniziato a canticchiarla. A bassa voce, certo, ma noi che eravam vicini abbiamo potuto sentirla.
Da quanto non la sentivo? Me l’ero quasi scordata.
Ma non va scordata. Non da noi che abbiam patito così tanto durante quegli anni di guerra.
Tutti abbiamo perso qualcosa. Chi la casa, chi un parente, chi la vita… chi tutte queste cose.
Nessuno escluso.
Non ho quindi potuto nascondere la mia delusione quando, dopo aver scherzato per alleggerir un po’ la tensione della giornata, mi son sentito arrivare un sacchetto di ghiaccio dritto sulla spalla e rinfacciare il contrario. Tra l’altro da una persona che ritenevo amica e a cui continuo nonostante tutto a tenere.
Chi ha sofferto di più non può odiare gli altri perché non hanno avuto quello che ha avuto lui. O per meglio dire non han perso quello che lui ha perso.

Il buono e ragionevole Philip voleva far da paciere. E ci sarebbe riuscito se non avessi avuto altri problemi ad affliggermi.
Il Ranch è circondato da letame. Non nel senso letterale della definizione. E bisogna trovare il modo di tirarlo fuori da quel campo minato.
Ma cosa più importante, sono in conflitto con la mia donna. Se ancora la si può definir tale. A volte è più simile ad un leone che ad un essere umano. Ma è così. Amen.
Quindi me ne sono andato, lasciando entrambi lì sullo skyplex, per tornare a casa. E gettarmi finalmente, dopo un viaggio fin troppo lungo con periodi di riposo fin troppo brevi, su un vero letto. Pronto per la mia ennesima notte insonne.

01 maggio 2013

Weak point



“Le donne sono una debolezza”, diceva sempre il mio vecchio.
Ed è vero, rendono deboli. Rendono poco efficiente il cervello. Succhiano sangue ed ossigeno, impedendo il normale funzionamento dell’organismo.
Dovrei mettere a posto l’infermeria. Dovrei spalare letame. Dovrei seguire i miei normali turni allo stand del mercato. E invece mi ritrovo a preoccuparmi per una cazzo di donna. Questo non va bene.
Mi sono sempre vantato di essere libero, senza guinzaglio, capace di fottermene degli altri pensando solo ai fatti miei. E alla luce dei fatti mi sono enormemente sovrastimato.
Nei mondi periferici era facile non affezionarsi alle persone. La morte era dietro ogni angolo, e talvolta la si poteva incontrare ance dopo un semplice rettilineo. Era una cosa che facevi per te, per proteggerti da probabilissimi dolori futuri, non voler bene a nessuno. Ma qui, dove si vive ben più di 30 anni, dove ci si ammala ma ci son gli strumenti per far guarire, dove chi muore è solo un idiota che se l’è andata a cercare, si finisce per cedere. Per voler bene almeno a qualcuno.
Odio essere così. Odio aver dei sentimenti. Odio aver paura di essere inculato alla grande, per questo. Perché appena si viene a sapere che sei un debole, subito ti ritrovi circondato da avvoltoi che vogliono approfittarne. Che vogliono ottenere qualcosa approfittando del tuo buon cuore.
E’ già successo in passato, e non voglio che accada più. Ho perso anche una spalla, per questo. E non voglio più perdere nulla. Non vorrei più perdere nulla. Ma so che è inevitabile, quando ti addolcisci.
Ma non posso farne a meno.
Ho amici adesso per cui dovermi preoccupare. E se non fossero amici sarei comunque in pena in quanto loro medico. Sarebbe mia responsabilità, quantomeno morale, aver cura di loro. Gli uomini possono benissimo cavarsela da soli, a mio avviso. Sanno il fatto loro. Ma per le altre ho paura.
Ho una ragazza, Omi. Da poco, ma ce l’ho. Abbiamo deciso di provarci. Ed è questo a farmi imbestialire. Almeno è una che sa badarsi da sola. Senza bisogno che qualcuno la segua con il biberon come una balia. Ma finirà per farsi uccidere lo stesso, prima o poi. Forse a causa della sua lingua troppo lunga. E io mi devo preoccupare anche per lei.
Aveva ragione mio padre, in fin dei conti.
Le donne sono una debolezza.